Café
Lumière (2004) di HOU Hsiao-hsien
Origine: Giappone, Taiwan
Produttore: Hideshi Miyajima, Fumiko Osaka, Liao Ching-Sung,
Ichiro Yamamoto
Produzione: Shochiku Co., The Asahi Shimbun, Sumimoto,
Eisei Gekijo, IMAGICA
Distribuzione: Shochiku Co.
Montaggio: Liao Ching-Sung
Sceneggiatura: Hou Hsiao-Hsien, Chu T’ien-men
Fotografia: Lee Ping-Bing
Interpreti: Yo Hitoto, Tadanobu Asano, Masato Hagiwara,
Kimiko Yo
Scenografia: Tashiharu Aida
Costumi: Kazumi Hoshino, Yoji Yamada
La scrittrice Yoko è appena rientrata da Taiwan, ma prima
di tornare a casa, visita la libreria di Hajime. Hajime e Yoko
sono amici da quando lei è andata innegozio per delle ricerche.
In visita dal padre, annuncia di essere incinta. A Hajime, un
fanatico delle ferrovie, Yoko ha portato in regalo un orologio
da taschino appartenuto a un macchinista delle ferrovie di Taiwan
50 anni prima. Yoko sa di poter confidare qualsiasi cosa al calmo
e silenzioso Hajime e che quando è con lui si trova in
uno stato di calma e di pace insolito. Ma Hajime, che si è
affezionato a Yoko, è scosso dalla notizia della sua gravidanza.
I genitori di Yoko vengono a Tokyo e le chiedono insistentemente
del padre del bambino: si tratta di uno degli studenti a cui insegnava
giapponese a Taiwan. Yoko si è addormentata sul treno e
al risveglio vede Hajime osservarla e se ne sente rassicurata.
Nella luce di un normale pomeriggio, Yoko fa i conti della propria
vita e riflette sulla famiglia e sulla nuova vita che le cresce
dentro.
Commentario
«Sin dall’inizio sapevo che sarebbe
stato difficile fare questo film. Comunque, dopo aver viaggiato
per vent’anni tra Giappone e Taiwan, volevo mettere a fuoco
la vita quotidiana dei giapponesi di oggi attraverso gli occhi
di uno straniero. Yasujiro Ozu era una regista elegante e disciplinato.
Il mio stile è del tutto diverso, ma lui ritrasse la società
in cui viveva e i suoi film riflettono i suoi sentimenti. Anche
questo film è così nel senso che ritrae le persone
di oggi. Un film di Ozu raccoglie dettagli banali, li enfatizza
e ce li mostra. Cattura poi, nel dettaglio, le sottili alterazioni
derivanti dai cambi di prospettiva. Non credo che Ozu voleva ritrarre
i “bei tempi andati”; da persona sensibile ai tempi
in cui viveva, osservò i valori del Giappone del dopoguerra
che cambiava. Molte scene sono state girate almeno due volte perché
il ritmo dei posti scelti cambiava col tempo e si generavano nuovi
volti. È stata per me un’esperienza importante in
cui ho potuto concentrarmi sugli attori che mescolavano espressioni
e azioni con il mio stile. Ho scelto cose che esistono nella realtà,
che possono essere viste, ma spero di aver sommerso in esse e
fatte riemergere quegli elementi della realtà che non sono
visibili»
Hou Hsiao-Hsien
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