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Pechino s'inventa i blog di Governo

6 marzo 2006 - I membri degli organi consultivi e decisionali del Partito Comunista puntano su Internet: utilizzeranno il blog per comunicare coi cittadini. Che dovranno applaudire o quantomeno avere il buongusto di tacere

Pechino - Un blog per ogni grande leader del partito unico, nella speranza d'instaurare un rapporto di trasparenza e fiducia tra politici e cittadini cinesi. Le oligarchie decisionali e consultive della Repubblica Popolare si lasciano travolgere dall'espansione di Internet e pubblicheranno i propri articoli, commenti ed analisi attraverso il Quotidiano del Popolo, organo stampa ufficiale del partito comunista cinese.

Finora, stando ad un'inchiesta condotta dai reporter di AP, solo 8 dei 5mila alti gerarchi comunisti hanno approfittato della nuova piattaforma di comunicazione pubblica. In futuro, il PCC spera di portare in Rete il pensiero di tutti i personaggi politici: dai membri del Parlamento Nazionale del Popolo fino a quelli della Conferenza Consultiva di Partito.

Il modo di comunicare, nella grande Cina dei 110 milioni d'utenti Internet, sta decisamente cambiando: "Abbiamo sempre più bisogno di strumenti di questo tipo", sostiene Tang Weihong, responsabile del portale dell'agenzia stampa di stato Xinhua. Il fenomeno dei blog, conosciuti come boku, è indubbiamente in espansione e non soltanto all'interno della classe politica.

I blog di regime hanno un taglio populista ed iperpatriottico: una percentuale assai consistente dei post pubblicati da personaggi del calibro di Li Changchun o Wu Bangguo, responsabili per gli affari interni e le relazioni diplomatiche, sono intrisi di retorica. Più che promuovere la trasparenza, molti dei blog sembrano promuovere un'immagine d'apertura e libertà che non corrisponde alla realtà illiberale del paese. Già si sa peraltro cosa accade a chi esprime online visioni "alternative" o filodemocratiche sulle politiche governative.

"È la voce che esprime i sentimenti del popolo", sostiene un articolista sul Quotidiano del Popolo, "e la diffusione dell'informatica rappresenta il progresso tecnologico ormai raggiunto dal paese". A patto che le istituzioni partitiche rappresentino davvero il popolo cinese: i blog gestiti dai politici, al pari di qualsiasi altra pubblicazione, devono sottostare ad una durissima linea editoriale. Una serie di criteri che sfocia quasi sempre nell'ormai nota censura condotta dalle cosiddette guardie rosse telematiche.

Tommaso Lombardi

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