Sanya
- 10 novembre 2004 - Nei pressi di Sanya,
sull’isola di Hainan,
si trova un luogo denominato “la fine del mondo”,
è qui che la Cina, il “Regno di Mezzo”,
si tuffa nell’oceano sconfinato, e lo fa tempestato
di sabbia bianca alzata dai venti, al sole, un sole
dal fulgido abito tropicale. A Sanya si mangiano maracuja
in spiaggia, smerciate da fruttivendole avvolte da veli
e stoffe, dai passi lenti, sotto il bastone che regge
le ceste ricolme; dalle ceste puoi prendere minuscole
banane, puoi estrarre mandarini porosi e saporiti e
profumartene le mani; grandi ed affilati coltelli tagliano
bambù con precisione e velocità estrema,
bambù che vengono poi rosicchiati dai passanti.
A Sanya si può pedalare velocemente dove la sabbia
è scura e piatta, dove le onde la lambiscono
a tratti, oppure correre al mattino e lasciare precarie
orme. Alle “Tre Asie” il sole resta nella
luce degli occhi e nel bronzo della pelle, qui non c’è
inverno, lo sanno le palme che sventolano assieme alle
bandiere dei Grand Hotel, lo sanno i pescatori a torso
nudo tutto l’anno, lo sanno i gestori di locali
all’aperto, i quali somministrano birre sotto
tetti di paglia e lo sanno anche i condizionatori a
cui non è concesso letargo. A Sanya si va al
mercato anche di sera, mercato di fumi, di spezie, abiti
e mobili, spiedini e tofu, mercato di urla e campanelli,
di musiche ad alto volume, di folla accalcata, carretti
strimpellanti e biciclette, mercato di film e album
pirata, di pesce fresco, frutti sconosciuti e verdure
di ogni tipo; di sera, pure, si assiste alla pesca notturna:
centinaia di metri di reti pazienti gettate al largo,
dozzine di mani che le richiamano a riva, un tiro alla
fune contro granchi, aragoste, gamberi e quant’altro.
Di sera ideogrammi di insegne e pubblicità illuminano
ad intermittenza le strade, fiumi di clacson, di taxi
e autobus, di pedoni miracolosamente incolumi, di risciò,
di motociclette e di sidecars, di spazzini dalle grosse
campane e dal rimorchio traboccante, strade di trecce
di stonati karaoke, di fuochi d’artificio per
le feste, di fuochi d’artificio per i lutti, di
fuochi d’artificio per nulla; strade attraversate
da sacchetti di plastica e ratti, strade che vanno a
nascondersi ed accecarsi in strettissimi vicoli, dalla
fatiscenza maleodorante, strade che fungono da immensi
giacigli per senzatetto dagli abiti lacerati e dalle
coperte usurate. Ai lati di esse negozi, innumerevoli
negozi, immensi e microscopici negozi, e variopinti
telefoni pubblici ovunque, sigarette in vetrina, e bottiglie
in vecchi frigoriferi, internet café scambiati
per sale giochi, agenzie immobiliari, agenzie di viaggi,
e telefoni cellulari, cellulari dappertutto, giganteschi
impianti stereo per commesse di abiti in playback. A
Sanya ambulanti, nel senso etimologico della parola,
insistono per venderti occhiali da sole a prezzi irrisori,
genti antiche si confondono nella frenesia dei nostri
giorni, anziane cuciono e rammendano; alcuni, nascosti
sotto cappelli di paglia, riparano scarpe, aprono noci
di cocco e vi inseriscono cannucce, altri demoliscono
vecchie abitazioni con martelli e picconi, altri ancora,
mattone dopo mattone, installano nuovi e ampi marciapiede.
È qui a Sanya che oggi
si è svolto il carnevale cinese: migliaia e migliaia
di persone si riversano lungo l’ampio e lungo
viale che costeggia uno dei due fiumi della città,
barricate dietro ad interminabili ringhiere e nastri,
centinaia di uomini in divisa scalciano e sculacciano,
nel disperato e vano tentativo di mantenere l’ordine.
Acuti cori di fischietti e urla, battiti frenetici di
mani e tamburi, danze e costumi delle decine di minoranze
etniche cinesi. Dagli altoparlanti motti e auguri: “Che
il carnevale di questa nuova Cina diventi di anno in
anno più importante!”, “Che il mondo
intero apra gli occhi sulle bellezze e le ricchezze
di questa nostra grande nazione!”, “che
eventi di questo tipo contribuiscano ad accrescere lo
sviluppo e l’economia del nostro Paese!”.
Ad un tratto il fervore aumenta e la gente acclama,
passano in rassegna lussuose automobili e autocarri
agghindati i quali trasportano le ragazze più
belle del mondo: Miss Mondo quest’anno, infatti,
si terrà qui, a Sanya e oggi per la prima volta
le bellezze sfilano davanti agli incalcolabili occhi
a mandorla radunatisi entusiasti. Sul petto elegante
delle signorine pendono le fasce recanti il nome delle
varie nazioni, (ed è un’emozione urlare
il nome della propria al passaggio di colei che la rappresenta).
I volti solari e sorridenti delle splendide ragazze
sono seguiti da sfilate di studenti in maschera dalle
mani piene di stelle filanti e palloncini. La Coca Cola
ha il monopolio della sponsorizzazione: banchetti per
la somministrazione della nota bevanda sono sparsi ovunque,
biciclette bianche e rosse sfilano insieme ai carri,
ragazze abbigliate degli stessi colori promuovono la
nota bevanda. I pochissimi occidentali presenti, sono
a loro volta un intrattenimento: ci urlano “hallo”,
ci vogliono stringere le mani, sgranano gli occhi e
ridono, non manca chi ci ritrae attraverso fotografie.
Finite le sfilate, si aprono le barriere e fiumi di
persone si buttano forsennatamente in mezzo alla strada
mentre sulle loro teste cala il sole dei tropici e si
accendono interminabili fuochi d’artificio.
La Cina comincia ad ostentare il suo ruolo di super-potenza
economica nello scacchiere mondiale, lo fa senza badare
a spese e in modo spettacolare, ansiosa di dimostrare
al mondo intero la rilevante importanza che va assumendo,
in tutti i settori, passando attraverso una nuova, non
più cruenta, Rivoluzione
Culturale.