Metropoli in evoluzione costante
Ciò che Pechino è
per i cinesi, non è immediatamente comprensibile per gli
occidentali. Questa città, con i suoi tremila anni di storia,
rappresenta tuttora uno straordinario polo di attrazione per la
Cina intera e conserva seppure semi cancellate, le tracce della
sua grande influenza: è ancora la grande capitale, il luogo
dove si sono forgiati e dissolti i destini di innumerevoli generazioni.
Il visitatore che può pensare di poter rivivere pienamente
il passato di Pechino, la Pechino di Kublai Khan come quella relativamente
più recente dei Ming, resterebbe deluso: questa città
è stata distrutta e ricostruita così tante volte
che è difficile riconoscere le vestigia più antiche.
E oggi
esattamente come le accadde in passato, è al punto di veder
cancellata una parte della propria memoria per vederla sostituita
con un grande, ambiziosissimo segno di modernità. Pechino
nel giro di pochi anni è passata da una struttura basata
sulle hutong, le labirintiche stradine che ne costituivano l'ossatura,
all'aspetto ipermoderno di oggi, fatto di grattacieli in vetro
e acciaio, strade a otto corsie e gru in perenne movimento.
Forse a motivo delle sue virtù
turistiche il complesso di vicoli e stradine che si dirama dal
lago Shi Sha Hou Hai è
stato risparmiato, questo costituisce uno dei distretti più
affascinanti di tutta Pechino. Nonostante l'area sorga nel cuore
della capitale, si ha la sensazione di trovarsi in un villaggio,
molto lontano dal caos frenetico del resto della città.
Qui la vita scorre secondo i canoni lenti e confortanti della
tradizione: l'assedio che la modernità ha portato al passato
della Cina non è ancora cominciato. Sfortunatamente lo
scotto da pagare per questi velocissimi cambiamenti è assai
pesante: alla perdita di interi vecchi quartieri, affascinanti
con il loro sapore di antico, si aggiunge la ben più drammatica
distruzione di un reticolo di relazioni umane e commerciali che
alla vita di quartiere era legato. La scomparsa delle casette
ad un piano addossate le une alle altre e dei cortili rettangolari
chiamati Siheyuan significa soprattutto la scomparsa di tutte
quelle microstorie e possibilità lavorative che a questi
luoghi erano legate. Gli hutong
corrono l'oggettivo rischio di sparire, ingoiati dalla speculazione
edilizia e dai nuovi stili di
vita. Queste vie costruite secondo i precetti del Feng Shui, la
dottrina che mette in relazione le geometrie della città
con quelle del cosmo, sono un dedalo brulicante di vita.
Il piano di modernizzazione ha inevitabilmente raggiunto anche
il quartiere che si sviluppa lungo la via Niujie, la via dei buoi,
popolato in maggioranza dagli Huizu di religione musulmana. Qui
sorge la più antica moschea della città, un tempio
dalla bizzarra architettura che mescola elementi arabi e cinesi
in modi inestricabili. Zone come questa, forse anche a causa della
loro diversità culturale, sono le vittime predilette del
processo di modernizzazione.
Ruspe e bulldozer lavorano a tempo pieno, distruggono e radono
al suolo, spianano la strada alla Cina del futuro, ricca, moderna
e, si spera, un po' più democratica. Ma oggi, dinanzi alle
incognite del futuro, si ha soltanto l'impressione di trovarsi
di fronte ad un gigantesco, interminabile cantiere a cielo aperto:
intere aree hanno assunto l'aspetto spettrale di zone bombardate,
e i vuoti hanno finito con il dominare sui pieni. La modernizzazione
imposta dall'alto ha dei costi che vanno ben al di là della
semplice mutazione del tessuto urbano. A cambiare è la
vita di ogni singolo cinese, ora alle prese con uno sfrenato capitalismo
di stato e con l'erosione del sistema culturale tradizionale che,
seppure imperfetto e già impoverito nei suoi contenuti,
pure garantiva una certa continuità. La Cina sta vivendo
un periodo di forte trasformazione e rinnovamento su tutti i campi,
da quello economico a quello sociale, e sperimenta anche nuove
forme di liberalizzazione. Questi cambiamenti influenzano in modi
sempre più tangibili la vita culturale, specialmente quelle
dei giovani, che hanno d'un tratto scoperto splendori e miserie
occidentali. Se il consumismo sembra essere divenuta la malattia
di un'intera generazione, pure lo scontro-incontro con la cultura
occidentale ha dato frutti importanti. Un numero sempre maggiore
di giovani intellettuali sente il bisogno di commentare e interpretare
quest'epoca di drastici mutamenti e transizioni.
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