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Pechino sblocca Wikipedia: stop alla censura?

13 ottobre 2006 - La versione in Mandarino dell'enciclopedia è di nuovo raggiungibile dai cinesi. Il braccio di ferro contro la censura ha visto trionfare Wikipedia. Ma durerà? Molti la vedono come una dura lezione per Google e soci

Pechino - Wikipedia è finalmente accessibile agli utenti cinesi. Jimmy Wales, l'ideatore dell'enciclopedia collaborativa, l'aveva promesso: niente compromessi col governo di Pechino, anche col rischio d'essere censurati in favore di mediateche locali estremamente controllate dalle autorità.

Gli utenti possono accedere liberamente alle pagine di Wikipedia, dopo un anno di blocco totale imposto dal regime. Secondo Editor And Publisher, autorevole rivista americana dedicata all'industria editoriale, "Pechino bloccava Wikipedia per via di alcuni articoli riguardo la situazione politica cinese", con riferimenti espliciti ai fatti di piazza Tiananmen.

Il coraggio di Wales, che non è mai voluto scendere a compromessi con il Partito Comunista Cinese, sembra aver indebolito il blocco di Wikipedia. "Vedremo quanto durerà", hanno riferito i portavoce dell'enciclopedia, "i membri cinesi della nostra comunità hanno fatto presente che la messa al bando di una risorsa come Wikipedia non è stata soltanto un danno per gli utenti residenti nella Repubblica Popolare, ma per tutti coloro che parlano Mandarino e si trovano in ogni parte del globo".

La maggior parte degli articoli presenti su Wikipedia sono aperti alla lettura ed alle modifiche dei visitatori, secondo le dinamiche dell'enciclopedia partecipativa. Cory Doctorow del celebre blog BoingBoing ha comunque registrato che alcuni temi "caldi" sono ancora inaccessibili: "Le pagine che parlano di Tiananmen sono ancora accessibili a singhiozzo", ha scritto Doctorow, "specialmente se gli utenti cinesi ne volessero la versione in lingua inglese".

"Ben fatto", commentano gli osservatori di Slashdot. La volontà di non piegarsi ai diktat di Pechino ha quindi apportato piccoli ma significativi cambiamenti nel livello di libertà d'informazione di cui gode l'Internet cinese. Wales ha recentemente dichiarato che presto andrà in Cina per "incontrare tutti i funzionari del governo addetti all'informazione", per cercare d'imprimere ancora più rapidità al processo di apertura e distensione della Repubblica Popolare nei confronti dei contenuti online.

Le grandi aziende occidentali che operano in Cina, come Google, Yahoo! e MSN, hanno invece scelto di collaborare con Pechino per uniformarsi alle normative locali sul controllo dell'informazione. Una scelta criticata da associazioni come Amnesty International, che ha indotto personaggi del calibro di Sergei Brin, fondatore di Google, a vere e proprie autocondanne. Dopo la "vittoria" di Wikipedia il loro imbarazzo sale alle stelle.

Tommaso Lombardi

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