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Pechino: nessun cracking contro gli USA
Le autorità reagiscono alle accuse dei giorni scorsi sostenendo che, anzi, le attività telematiche malevoli sono illegali nel paese

20 dicembre 2005 - Pechino - (Punto Informatico) Nessun attacco telematico cinese contro gli Stati Uniti e men che mai aggressione informatica organizzata dagli apparati militari: così nelle scorse ore il regime ha voluto rispondere alle accuse provenienti dagli USA (vedi: La Cina sta attaccando gli Stati Uniti) legate a certe attività online provenienti dal territorio cinese.
"Abbiamo pesanti normative contro le attività di cracking - ha dichiarato un portavoce del ministero degli esteri cinese - nessuno può utilizzare Internet per compiere attività illegali". Che la Cina si sia dotata di filtri e sistemi di monitoraggio dei contenuti e delle attività web è un fatto noto e accertato dagli innumerevoli casi di censura; che poi sia credibile quanto affermato dal regime è evidentemente un altro paio di maniche.

Ma Qin Gang, portavoce del Ministero, non ha dubbi e anzi rincara la dose: "La polizia cinese si occuperà delle attività di cracking e di qualsiasi altra attività che turbi l'ordine sociale così come previsto dalla legge".

Qin, che si trova a ribattere alle circostanziate osservazioni del direttore del SANS Institute, Alan Paller, si è limitato ad affermare di "non sapere su cosa si basino le accuse americane. Se hanno delle prove, dovrebbero farcele vedere".

Va detto che l'amministrazione statunitense non ha ufficialmente denunciato attività di cracking organizzate dal regime di Pechino: solo poche settimane fa il Pentagono si era limitato a confermare che non cessano gli attacchi contro le proprie infrastrutture telematiche da parte di cracker cinesi, guardandosi però bene dal collegare la loro attività ad una volontà di Pechino in tal senso.